Immanuel Romano, noto anche come Manoello Giudeo, è stato un poeta italiano e un uomo di cultura di religione ebraica, le cui composizioni sono state scritte in lingua ebraica, in latino e in volgare.
Ricevette una buona educazione umanistica e visse soprattutto della sua attività di precettore svolta presso ricche famiglie di religione israelita dell’Italia centrale e di Verona, dove entrò a far parte della cerchia di Cangrande della Scala dopo il 1312.
Scrisse poesie d’amore, satiriche e di vario genere che assieme ad alcuni scritti di prosa riunì nell’opera in ebraico Mahbārōt, costituita 28 componimenti misti di prosa e versi i cui metri sono quelli della poesia volgare del XIV secolo, utilizzati per es. dai poeti del Dolce Stil Novo. L’ultima mahbārōt contiene anche una descrizione degli inferi a imitazione della Divina Commedia ed esercitò il suo talento anche in componimenti in volgare, come Lettore attento ed entusiasta della Commedia di Dante, in un sonetto indirizzato a Bosone da Gubbio commemorò la morte del grande poeta. Alla confluenza tra gli influssi culturali giudaici e occidentali, introdusse il sonetto nella poesia ebraica.
Compose in italiano quattro sonetti di gusto realistico e la frottola Bisbidis (testo polimetrico di tipo popolaresco), in cui si celebra la corte scaligera: quest’ultima è un caleidoscopio di persone che passano veloci sulla scena, imitando anche suoni e rumori con squillanti onomatopee: l’allegro ambiente rappresentato con vivacità è quello della corte, naturalmente ghibellina, e molto internazionale, di Cangrande della Scala.