Premesso che nei libri di storia, il più illustre veronese di tutti i tempi è certamente Cangrande della Scala, che dal 1311 fino alla morte, avvenuta nel 1329, portò Verona e la signoria degli Scaligeri alla massima potenza e all’apice dello splendore.
Terzogenito della nobildonna Verde da Salizzole e di Alberto I della Scala. La nascita di Cangrande della Scala nel 1291 fu preceduta, secondo la migliore tradizione delle biografie dei grandi della storia, da un sogno premonitore della madre Verde dei Salizzole: si dice infatti che prima della nascita del terzo figlio sognasse di dare alla luce un cane che col suo possente abbaiare svegliava l’intero mondo, e da questo fatto derivò il suo singolare nome. Cangrande confermò le aspettative del sogno, conquistando nel corso degli anni vasti territori per la Signoria dei Della Scala, portandola al suo massimo splendore politico e culturale. Secondo altri, il nome deriva invece da “Gran Khan”, titolo degli Imperatori della favolosa, allora quasi mitica, regione del Cathay.
Storicamente però quando il fanciullo nacque fu chiamato Can Francesco e solo quando crebbe, robusto nella persona e valente nelle imprese, fu detto Cangrande.
“Questo divenne il suo nome” scrisse il Boccaccio “fu uno dei più notabili e dei più magnifici signori, che dall’imperatore Federico secondo in qua si sapesse in Italia”.
Confermando ancora una volta il sogno della madre Verde, Cangrande fu Vicario imperiale e Signore di Verona, un forte e coraggioso guerriero ed un astuto politico. Con l’appoggio dell’imperatore Enrico VII, ed in seguito con le sue sole forze estese la Signoria veronese a quasi tutto l’odierno Veneto. Conquistò in pochi anni Vicenza, Feltre, Belluno, Padova, Treviso, oltre a Mantova. A Soncino nel dicembre del 1318, dall’assemblea della Lega ghibellina fu nominato capitano generale.
Ma Cangrande “illuminato e illuminatore” dette anche una svolta culturale a Verona, facendola diventare la bella capitale di uno Stato potente. Innanzitutto ampliò e restaurò la cinta delle mura, rafforzandola con alte torri e con un vallo profondo, tuttora esistente, fra porta Vescovo e San Giorgio e, nell’intera provincia costruì un sistema difensivo notevole con numerosi castelli.
Revisionò gli Statuti, strinse patti commerciali, costruì palazzi e chiese, ponti e fontane; diede sviluppo al commercio e all’industria, specialmente quella della lana. Alla sua corte, vennero studiosi e letterati da ogni parte d’Italia, che lo celebrarono in numerose poesie. Cangrande accolse Dante Alighieri ed il divino poeta, esule, gli dedicò il “Paradiso”, la terza cantica della Divina Commedia.
a cura del Dott. Ivan Perusi
Fonti
- Appunti sulla “femmina balba” (Pg. XIX 1-33), “sì che non parli più com’om che sogna” (Pg. XXXIII 33)- Maurizio Palma – Universidad de Ginebra
- “Cangrande della Scala – La morte e il corredo di un principe nel medioevo europeo” a cura di Paola Marini, Ettore Napione, Gian M. Varanini Verona, Museo di Castelvecchio
- “Il corpo del principe – Ricerche su Cangrande della Scala” a cura di Ettore Napione