Questa imponente fortezza si trova a 223 chilometri a nord di Damasco e occupa un’altura nella zona montuosa prima della costa siriana.
Da questa altura si domina la valle di Bukaia tra la città di Homs e la catena del Libano. Quindi è una posizione strategica per il controllo di questo importante territorio.
A causa di questa posizione strategica già nel 1031 venne fatta costruire una postazione fortificata di soldati curdi dall’emiro della regione. Da questa prima fortificazione, probabilmente, deriva il nome arabo della fortezza, (Ḥisn al-Akrād in lingua araba, cioè Fortezza dei Curdi), anche se potrebbe esserci un riferimento alla fortezza giordana di Karak.
Nel 1110 la fortezza fu conquistata da Tancredi d’Antiochia che successivamente, nel 1142, la cedette all’ordine dei Cavalieri dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme. Il Krak dei Cavalieri, insieme ad altri castelli, fu donato agli Ospedalieri da Raimondo II di Tripoli nel 1144 che da allora lo presidiarono, per circa 127 anni, dovendo difenderlo dalle incursioni musulmane. Gli Ospitalieri erano gli unici che avevano le risorse per le enormi spese di mantenimento di questa grande fortezza.
Nei primi anni i Cavalieri fecero notevoli lavori, tra cui le mura della fortezza interna e la cappella; altre mura furono poi erette col miglioramento delle scarpate, tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo; infine verso il 1250, furono eseguiti altri rifacimenti e migliorie.
Agli inizi del 200 gli abitanti della fortezza erano una sessantina, oltre il corpo di guardia, e dominavano la fertile vallata sottostante. Nei periodi di necessità la fortezza poteva ospitare fino a duemila persone: 200 cavalieri con la servitù e 1500 soldati. Con la sconfitta degli stati crociati il Krak rimase isolato e circondato da un territorio ostile.
Il Krak era praticamente imprendibile e i vari tentativi di Nureddin prima e di Saladino dopo, non riuscirono ad avere la meglio.
LA CADUTA DEL KRAK
Il Krak dei Cavalieri seguì quindi questi eventi che lo videro testimone quasi per intero della presenza dei crociati cristiani nel Vicino Oriente per quasi 200 anni. Fu infatti durante l’inverno del 1271 che al-Malik al-Zāhir Baybars, sultano mamelucco d’Egitto, nella sua progressiva riconquista di quelli che erano stati gli insediamenti latini, “assediò il castello per vari giorni (circa un mese), colpendolo con i proiettili delle sue catapulte le mura esterne (Una leggenda racconta che gli Arabi, evitando l’attacco alla porta principale del castello che avrebbe condotto a una serie di passaggi più stretti, attaccarono il muro meridionale scavando gallerie sotto la grande torre dell’angolo di sud-ovest e in questo modo superarono le mura esterne), fino a che le sue truppe imbottigliarono i difensori all’interno della ridotta”.
La conquista finale del castello da parte di Baybars, detto la pantera, avvenne il 7 aprile di quello stesso anno, dopo la resa dei difensori, che furono lasciati liberi di raggiungere Tripoli e successivamente Cipro.
Secondo un’altra leggenda, prima di sferrare l’attacco finale, gli arabi tentarono uno stratagemma. Un piccione viaggiatore fu inviato al castello con un messaggio del Gran Maestro degli Ospedalieri, in cui veniva ordinato alla guarnigione di arrendersi. In numero inferiore e senza speranza di salvezza, i difensori fecero quanto loro ordinato anche se forse avevano compreso che si trattava di un messaggio di un impostore.
Successivamente vennero eseguiti vari lavori di ristrutturazione e il Krak divenne praticamente un villaggio.
Nel 1933 il francesi, che occupavano la Siria sgomberarono la fortezza per eseguire i restauri e dopo vent’anni fu restituita alla Siria.
Era quasi impossibile sferrare un attacco al Krak dei Cavalieri con le sue doppie mura perimetrali e le sue 13 torri. Le mura interne erano più alte di quelle esterne, dalle quali erano separate per mezzo di un fossato dalle pareti scoscese. La fortezza occupa una superficie di 3000 metri quadrati: essa poteva ospitare una guarnigione di 2000 soldati con relativi cavalli, equipaggiamento militare e scorte di viveri sufficienti per cinque anni.
Ricerca a cura di Nicolò Garonzi