In Italia le “arti” nacquero agli inizi del XII secolo e si diffusero soprattutto nei comuni dell’Italia centrale e settentrionale, in particolare a Firenze. Divise in “arti maggiori” (mercanti, banchieri) e “arti minori” (artigiani e commercianti). Ognuna di queste arti era divisa a sua volta in corporazioni. Indipendentemente dalle diversità e dal coinvolgimento politico più o meno profondo, il compito primario di ogni corporazione era la difesa del monopolio dell’esercizio del proprio mestiere e chi lo praticava pur non essendovi iscritto veniva considerato, dalla corporazione, un lavoratore che costituiva un potenziale pericolo verso gli iscritti. E’ quindi possibile individuare dei tratti comuni a tutte le corporazioni, riguardanti la loro linea di condotta e gli scopi perseguiti:
- La tutela della qualità dei manufatti, soprattutto per quanto riguarda le corporazioni dedite alle attività commerciali; i regolamenti interni imponevano un rigido controllo sull’uso delle materie prime, gli strumenti di lavoro, le tecniche di lavorazione e quello che oggi chiameremmo la lotta ai falsi, cioè quei prodotti che non rispettavano gli standard qualitativi previsti dalle associazioni;
- Il principio dell’uguaglianza tra i soci, che sebbene fosse rispettato solo formalmente, era volto a impedire azioni di concorrenza sleale tra i membri della corporazione; in realtà lo svolgimento delle attività era vincolato da un ordine gerarchico, che distingueva gli appartenenti in maestri che possedevano le materie prime e gli attrezzi e vendevano le merci prodotte, apprendisti, cioè coloro che imparavano il mestiere, e semplici garzoni che vivevano nella casa del maestro e venivano solo mantenuti, non pagati. Questa gerarchia creò una notevole disparità economica tra gli iscritti;
- La particolare attenzione rivolta verso la formazione delle nuove matricole, attraverso un periodo di apprendistato (l’attuale tirocinio) che aveva durata variabile da città a città; l’apprendista entrava poco più che bambino nella bottega del maestro che si impegnava ad insegnargli tutti i segreti del mestiere;
- L’esercizio della giurisdizione sui suoi iscritti, per cui le corporazioni rivendicavano una competenza esclusiva nelle materie di loro competenza, come le cause tra i membri e le infrazioni commesse verso i regolamenti.
Ogni arte aveva un proprio statuto ed era strutturata secondo degli organismi di rappresentanza che tesero a diventare sempre più ristretti:
- Il Corporale : era l’assemblea plenaria degli iscritti che inizialmente si riuniva a scadenze ravvicinate ed eleggeva dei rappresentanti chiamati a seconda dei casi, consoli, priori, rettori, capitani, ecc.; i consoli restavano in carica solo per brevi periodi e avevano il compito di gestire tutte attività della corporazione, comprese le pubbliche relazioni con l’esterno;
- Il Consiglio : era un organo di consulta più ristretto con il compito di ratificare o respingere le decisioni dei consoli e si sostituì progressivamente al Corporale, convocato sempre meno frequentemente;
- L’Apparato burocratico : composto in genere da un notaio con funzioni di segretario e addetto al protocollo e un tesoriere.
La corporazione controllava il rispetto dei propri statuti con un’attenta e continua supervisione delle botteghe. Era bandito qualsiasi miglioramento tecnico in grado di permettere a una bottega di produrre più di un’altra. Le arti maggiori assunsero una posizione dominante, mentre restarono confinate le arti minori.
Le corporazioni furono un’importante forza nella vita politica europea dal XII al XIV secolo. Quasi ovunque in Italia l’ingresso delle arti nei governi comunali fu lo sbocco obbligato della lotta tra nobiltà e ceti urbani emergenti. Per cercare di indebolirle, alcuni Comuni le privarono di molti privilegi, compreso il diritto di controllare le attività produttive. Nel XIV secolo, tuttavia, le corporazioni cominciarono a competere con le élite aristocratiche o mercantili delle città per il potere e, in alcune città, riuscirono gradualmente a ottenere il governo comunale.
In tutte le città dove furono istituite le corporazioni fu fatto erigere un palazzo simbolo del commercio ed economia. A Verona il palazzo detto Domus Mercatorum (casa dei mercanti), situato in Piazza delle Erbe, fu fatto erigere da Alberto I della Scala nel 1301 sostituendolo da un modesto edificio in legno.
LE CORPORAZIONI A FIRENZE
Una tra le prime città ad adottare le corporazioni e dove esse ebbero una fondamentale importanza per la vita non solo economica, ma anche politica dei cittadini, fu Firenze. Le Arti di Firenze iniziano a costituirsi come corporazioni delle arti e mestieri tra il XII ed il XIII secolo e si dividevano in Arti Maggiori e Arti Minori. Questa divisione fu adottata come modello generalmente in tutti le città della penisola.
Le sette corporazioni che presero il nome di Arti Maggiori, si erano costituite tra la seconda metà del XII secolo e la prima metà del XIII secolo, staccandosi progressivamente dalla corporazione “madre” di Calimala; prima nacque l’Arte del Cambio, poi quella dei Giudici e dei Notai e della Lana, finché ciascuna di esse acquistò una propria specifica fisionomia, fissata dalle norme contenute nei loro statuti, che ne regolavano il funzionamento e gli organi di rappresentanza. Nel 1266 la sede principale delle Arti Maggiori era ancora Calimala e in quell’anno venne deciso che queste associazioni si organizzassero in modo ancora più stabile, ognuna con il proprio gonfalone, sotto il quale radunare all’occorrenza il popolo in armi. Gli iscritti a queste corporazioni si trovarono a gestire e ad amministrare grandi interessi e riuscirono a creare rapporti commerciali e finanziari in molte parti del mondo; il loro primato a livello economico li condusse entro la fine del Duecento alla guida della Repubblica fiorentina, alla cui grandezza e splendore contribuirono significativamente dando il via a tutta quella serie di lavori pubblici che ancora oggi restano a testimoniare la ricchezza e la potenza della città.
Le sette Arti Maggiori erano:
Arte dei Giudici e Notai : diviene la più prestigiosa, eleggendo tutte le Arti un suo socio chiamato “Proconsolo”, massima comune autorità;
Arte dei Mercatanti : anche “di Calimala”, dalla strada delle sue botteghe, importa panni grezzi dall’estero che poi riesporta dopo la rifinitura;
Arte del Cambio : presta denaro ad interessi, cambiano monete straniere e trasferiscono valute tra gli Stati europei;
Arte della Lana : diventa la più importante per numero ed economia, lavorando a ciclo completo i panni di lana, dalla materia prima al prodotto finito, ebbe un ruolo di fondamentale importanza nel commercio a Verona;
Arte della Seta : anche di Por(ta) Santa Maria, il suo massimo sviluppo si ebbe nel 1400, famosa per i suoi broccati d’oro e d’argento;
Arte dei Medici e Speziali : composta da studiosi di Medicina e commercianti d’erbe medicinali, droghe e spezie, può vantare d’aver avuto tra i soci Dante Alighieri;
Arte dei Vaiai e Pellicciai : concia e tratta pelli grezze del Nord e dell’Oriente, crea la moda con raffinati capi d’abbigliamento.
Le quattordici corporazioni dette Arti Minori, cominciarono a costituirsi separatamente e ciascuna con un proprio statuto solo dopo la metà del Duecento; inizialmente infatti, erano tutte riunite e confederate in un’unica associazione, con una rappresentanza in comune, ma dal 1266 in poi iniziarono ad assumere una propria identità specifica; l’Arte dei Vinattieri nacque proprio in quell’anno, quella dei Calzolai esisteva già nel 1273 e le prime notizie sull’Arte dei Cuoiai risalgono al 1282. Gli iscritti alle Arti Minori furono molto numerosi e in certi casi radunarono anche gli appartenenti ad altre categorie professionali, con le quali esisteva una certa affinità di mestiere o perché essendo di irrilevante importanza politica, cercavano l’appoggio di quelle già ufficialmente riconosciute. Trattandosi però di corporazioni dal carattere prettamente artigiano, le cui attività venivano esercitate praticamente solo a livello locale, il loro coinvolgimento nella vita politica cittadina fu generalmente più limitato rispetto a quello delle Arti Maggiori e pur avendo contribuito in modo significativo all’affermazione del guelfismo, rimasero sempre relegate in questa condizione di “minorità”. è per questo che, nonostante l’operosità ed il pregio dei manufatti prodotti da alcune di queste Arti, rinomati anche fuori Firenze, i nomi dei loro soci appaiono in modo solo sporadico ed occasionale tra gli eletti alle magistrature cittadine.
Di seguito sono elencate le quattordici Arti Minori:
- Arte dei Beccai
- Arte dei Calzolai
- Arte dei Fabbri
- Arte dei Maestri di Pietra e Legname
- Arte dei Linaioli e Rigattieri
- Arte dei Vinattieri
- Arte degli Albergatori
- Arte degli Oliandoli e Pizzicagnoli
- Arte dei Cuoiai e Galigai
- Arte dei Corazzai e Spadai
- Arte dei Correggiai
- Arte dei Legnaioli
- Arte dei Chiavaioli
- Arte dei Fornai
Ricerca a cura di Nicolò Garonzi