Per capire le motivazioni che spinsero allo scioglimento dell’Ordine dei Cavalieri Templari è d’obbligo ricordare chi fossero e perché fu fondata questa milizia.
Dal VII sec. d.C. Gerusalemme era sotto il dominio musulmano. Nell’anno 1095 d.C. Papa Urbano II, intimorito per l’avanzata dei turchi verso l’Europa e deciso a portare la Città Santa sotto il controllo cristiano, convocò un concilio a Clermont, in Francia, nel quale si appellava a tutti i cristiani perché insorgessero contro i musulmani in Terra Santa. In questo modo diede inizio alla Prima Crociata. Il papa si rivolse a tutta la popolazione cristiana promettendo l’allettante ricompensa dell’indulgenza plenaria per tutti i peccati, ed acquisendo così un gran numero di adesioni, soprattutto fra prigionieri e banditi, che videro un’opportunità per ricominciare una nuova vita. Grazie a questo stratagemma egli riuscì anche a ridimensionare il fenomeno del brigantaggio in Europa. L’anno successivo al concilio la Crociata partì per la Terra Santa, dalla quale fece ritorno 4 anni dopo con pieno successo. Il 13 Luglio del 1099, infatti, Gerusalemme era in mano cristiana.
L’entusiasmo per questa conquista risvegliò il sentimento religioso e negli anni successivi un gran numero di pellegrini partiva da ogni parte d’Europa per raggiungere la Città Santa. Ma la Palestina era una terra inospitale, per di più reduce da un’intensa lotta di potere, ed i pellegrini correvano gravi rischi. Fu proprio con lo scopo di proteggere i pellegrini in Terra Santa che tra il 1118 e il 1119 d.C., un reduce della prima Crociata, combattente valoroso e seguace della dottrina di Cristo, Ugo di Payens, creò l’Ordine dei Poveri Fratelli di Cristo, successivamente chiamato Ordine dei Cavalieri Templari. Era questo un esercito di monaci-combattenti, concetto del tutto nuovo per l’epoca: era infatti impensabile che un monaco potesse brandire delle armi e togliere vite in nome di Dio. La loro accettazione da parte dei fedeli e parte del loro successo furono dovuti anche a Bernardo di Chiaravalle, fondatore dell’Ordine monastico dei cistercensi, il quale li appoggiò fin dall’inizio. La sua parola ed il suo operato erano tenuti molto in considerazione in quell’epoca, e il suo trattato Lode alla nuova Milizia fece loro da apriporta verso il cuore dei fedeli.
Col passare degli anni, il successo dei Cavalieri dell’Ordine del Tempio (chiamati così perché re Baldovino II concesse loro di stabilirsi presso la sua dimora, costruita sui resti del Tempio di Salomone, a Gerusalemme) veniva anche supportato dalle ingenti offerte dei fedeli: poveri, mercanti, nobili, ognuno cercava di donare loro ciò che poteva (una bolla papale convinceva in questo senso, spiegando che chiunque avesse aiutato i Poveri Fratelli nel loro scopo, avrebbe certamente ricevuto adeguate ricompense spirituali).
Per quasi un secolo questo esercito di Cristo condusse vincenti battaglie, mantenne alto il suo nome e in tutta Europa fu apprezzato, considerato un grande esempio di fede, tenacia, lealtà, mentre tra i nemici era fortemente temuto.
Nel 1187 d.C. , però, avvenne una battaglia, nei pressi della città di Tiberiade, a seguito della quale la saldezza dell’Ordine venne gravemente minata ed iniziò il loro inesorabile declino.
L’organizzazione di questa milizia cristiana prevedeva l’obbedienza incondizionata al Maestro, il quale rimaneva in carica fino alla morte. Questo poteva implicare grandi successi con un capo capace e strategico, e gravi perdite con uno poco avvezzo ad azioni militari. In questi anni, il Gran Maestro era Gerardo di Ridefort, capo spavaldo ma poco capace nelle tattiche belliche. Il regno di Gerusalemme era ancora minacciato dai musulmani. Il 2 luglio 1187 d.C. Saladino metteva la città sotto assedio. Il suo esercito era formato da un maggior numero di cavalieri rispetto a quello dei cristiani, composto per lo più da fanti. Oltre alla condizione di svantaggio, Gerardo di Ridefort attuò una tattica estremamente controproducente, facendo avanzare i suoi uomini in pieno giorno anziché durante la notte. In questo modo essi arrivarono a destinazione sfiniti, e per Saladino fu semplice coglierli di sorpresa e mettere in atto una carneficina. Gerusalemme era di nuovo sotto il dominio musulmano. Nonostante una terza Crociata, la Terra Santa non riuscì più a rimanere a lungo nelle mani dei Cristiani. L’ultima riconquista risale all’anno 1229, ma i turchi la ripresero definitivamente nel 1244 d.C. Questa sconfitta creò le basi per la fine dell’Ordine dei Templari.
Nessun regnante teneva in considerazione le pressanti richieste del nuovo Gran Maestro Jacques de Molays di intraprendere nuove missioni, e lo scopo stesso per il quale i Cavalieri Templari erano stati creati, veniva meno.
Durante gli anni della loro attività, non tutti i Templari erano impegnati in Terra Santa. Molti infatti si stabilirono in diverse parti d’Europa e crearono una vera e propria rete commerciale atta a sostenere l’operato dei Fratelli in Palestina. Grazie alle moltissime donazioni dei fedeli, infatti, raggiunsero un livello di possedimenti e ricchezze che permisero loro di diventare autosufficienti: le fattorie e i campi coltivati creavano ricchezza grazie al commercio, mentre il nuovo sistema bancario, inizialmente nato per agevolare il trasporto di denaro da parte dei pellegrini e poi esteso anche ai regnanti, forniva loro introiti e una non trascurabile influenza a livello politico. Inoltre, i vari papi che si succedettero concessero loro vantaggi senza precedenti, come la possibilità di varcare indisturbati i confini degli Stati, l’esenzione dalle tasse, la facoltà di creare e scegliere chiese e luoghi di culto, e il grande privilegio di non essere sottomessi ad alcuna istituzione se non quella diretta del Papa. Con queste premesse si possono intuire le motivazioni che portarono allo smantellamento dell’Ordine.
La mattina di venerdì 13 Ottobre del 1307 le forze di polizia reali fecero irruzione in tutti gli insediamenti (Commende) Templari sul territorio francese ed inglese, arrestando ogni singolo componente dell’Ordine con le accuse di eresia, sodomia ed idolatria. Negli anni precedenti, infatti, circolarono strane voci su loro presunti riti pagani o anticristiani. Vere o false, erano un’ottima scusa per attuare i piani del re di Francia Filippo IV, il Bello. I soldati reali avevano ricevuto delle buste sigillate che contenevano l’ordine di arrestare molti dei soldati Templari, tra cui il Gran Maestro Jacques de Molays e una dozzina dei suoi collaboratori più fidati. Il raid avvenne in maniera fulminea: nel giro di una notte furono arrestati 5.000 templari. La sorpresa fu enorme, tanto che sembra che persino alla vigilia dell’arresto, il Gran Maestro aveva ascoltato una messa con il re. Egli infatti l’aveva invitato a corte con la scusa di discutere un’eventuale fusione dei Templari con altri Ordini.
Nonostante la velocità d’azione, molti membri dell’Ordine riuscirono a fuggire, ma la difficoltà di capire in quali direzioni e con quali mezzi portano tutt’oggi a creare teorie e leggende su di loro.
Il giudizio degli arrestati fu rimesso alla corte dell’Inquisizione, furono sottoposti ad interrogatori e torture, e la maggior parte di loro cedette, fornendo le risposte che gli inquisitori volevano. Solo de Molays ebbe il coraggio di ritrattare la sua confessione, ma per questo fu arso sul rogo. Da notare che le stesse accuse con cui vennero condannati furono imputate 4 anni prima al papa Bonifacio VIII. Il re Filippo IV voleva, all’epoca, mettere sullo scranno papale un pontefice che fosse maggiormente d’accordo con la sua politica: Clemente V. Anche a causa di questa mossa, i Templari non potevano più avere alcun aiuto, nemmeno dalla Chiesa.
Si pensa che questa azione del re Filippo fosse dovuta, fra le altre cose, anche allo stato di povertà in cui si trovava la Francia sotto il suo regno, dovuto sia alle ingenti spese sostenute dal padre per azioni belliche disastrose, sia ai forti debiti che il re stesso aveva con l’Ordine. Distruggendo lo stesso Ordine egli avrebbe doppiamente vinto, eliminando i suoi debiti ed acquisendo la grande ricchezza che, si diceva, fosse stata accumulata dai Cavalieri (in realtà poi papa Clemente V decretò che i loro beni venissero affidati ad altri ordini religiosi, come il Nuovo Ordine dei Cavalieri di Cristo, in Portogallo). Inoltre c’era il forte timore per la potenza di questo “stato nello stato”, considerando la sua completa autonomia sia economica che politico-religiosa.
Nell’anno 1312 papa Clemente V emise la bolla Vox in Excelso che annunciava ufficialmente lo scioglimento dell’Ordine dei Templari. Nell’anno 1314 il Gran Maestro ed il Gran precettore di Normandia vennero messi al rogo. Le loro ceneri furono poi sparse nella Senna, così da non dar modo di creare reliquie da venerare da parte dei fedeli.
Sulla morte di Jacques de Molays si racconta che, mentre era sul rogo, maledisse il re ed il papa, annunciando che non sarebbero sopravvissuti alla fine dell’anno. Effettivamente, papa Clemente V morì il mese successivo, e il re Filippo il Bello morì nel Novembre di quell’anno. Questa strana coincidenza fa crescere da una parte leggende sulla potenza spirituale dell’Ordine, dall’altra teorie sull’effettiva sopravvivenza di alcuni Cavalieri che vollero, come ultimo atto di fedeltà, realizzare i desideri del Gran Maestro.
Questo è quanto la storia racconta sul loro proposito. Da questo momento storico in avanti, o per alcuni particolari aspetti, sull’Ordine dei Cavalieri Templari si mescolano leggende ed ipotesi: per esempio ci si chiede dove sono andati coloro che riuscirono a fuggire.
Il Nuovo Ordine dei Cavalieri di Cristo in Portogallo, al quale andarono tutte le ricchezze sequestrate dei Templari, sembra dare una buona risposta per quanto riguarda parte dei fuggiaschi. Un’altra teoria li porta sulle Alpi Svizzere, un ottimo luogo per nascondersi. Qui le abilità di banchieri e di combattenti avrebbero dato loro ottimi motivi per integrarsi. Alcuni studiosi sembrano infatti aver notato una strana coincidenza nel periodo preso in esame e si chiedono come mai un popolo di contadini ed allevatori, da quel periodo in poi avesse registrato un incremento nelle abilità commerciali, belliche e finanziarie.
Un dato di fatto è che quando l’Ordine si sciolse, nel 1307, l’intera flotta delle loro navi svanì. Ipotesi affascinanti li vedono raggiungere il Nord America passando per l’Islanda e la Groenlandia, sulla rotta delle navi vichinghe. Altre ridimensionano il loro viaggio facendoli attraccare in Scozia. Questa ipotesi è corroborata dalla presenza della cattedrale di Rosslyn, la tenuta di una delle più potenti casate scozzesi, la famiglia dei St. Clair, che ospita diverse raffigurazioni legate ai simboli usati dai Cavalieri.
Altre teorie danno credito alle asserzioni dei membri della Massoneria del ‘700 che dichiaravano la loro discendenza dai costruttori del Tempio di Salomone.
Un altro fatto che alimenta le leggende riguarda il mancato ritrovamento dei loro documenti. C’è da ricordare che erano abili commercianti e banchieri e come tali avrebbero dovuto tenere un archivio. Ma di questo presunto archivio non c’è traccia.
Anche senza parlare di fantomatici tesori, di presunti idoli a forma di testa (la Sacra Sindone?) o di documenti che rivelerebbero realtà religiose in contrasto con i dettami della Chiesa (e che grazie ai quali sembra avessero acquisito tante agevolazioni dalla stessa), i Templari rimangono comunque un mito storico, e, forse, un timone per le decisioni degli Stati di quasi un secolo di storia europea.
Ricerca a cura di Veronica Remondini