Le “leggi suntuarie” erano delle regole imposte soprattutto dalla Chiesa e miravano a colpire chi esagerava nello sfoggio. In effetti, in un periodo dove più del 90% della popolazione viveva in povertà e faceva fatica a coprirsi per non morir di freddo, era di grande impatto emotivo (e mi limito a questo eufemismo) vedere gli abiti che indossavano certi nobili o ricchi mercanti.
Ieri – come oggi – non mancavano i maniaci del lusso. Un Peruzzi di Firenze, genio della finanza, nel 1363 regalò alla moglie un abito con bottoni d’argento ed alamari in oro purissimo il cui costo era equivalente a 140 giornate del salario di lavoro di un muratore. Alla fine del 1300 si narra anche di una parure di fidanzamento offerta da uno Strozzi alla sua dama, gioielli del valore equivalente a 2 anni di lavoro di un operaio qualificato!
da “L’Europa medioevale” di Ezio Savino