Premetto, sono solo nozioni generiche, si riferiscono ad un periodo abbastanza ampio e ad una zona geografica non specifica che va simbolicamente da Monaco di Baviera a Roma e da Parigi a Gorizia. Molte di queste nozioni sulla moda medioevale non valgono per i paesi del Nord (come Svezia, Norvegia o Danimarca) o per le popolazioni orientali (Gerusalemme) dove ci si vestiva diversamente per comprensibili motivazioni climatiche.
Si può parlare di moda, ovvero di stile e gusto per capi d’abbigliamento, soprattutto in periodi di pace. Il Medioevo fu un’era di continue lotte e guerre, ma ci fu anche chi si poteva permettere il “lusso” di pensare al proprio aspetto. Una prima osservazione che possiamo fare è che la moda medioevale si è conservata senza variazioni sostanziali per secoli ed ha lasciato tracce persino nei modi di dire più comuni: “è un altro paio di maniche”, cioè la situazione è decisamente mutata, oppure “restare in brache di tela” ovvero rimanere con un pugno di mosche in mano, frustrati per il totale fallimento ed anche in grande imbarazzo.
In effetti la dama medioevale aveva nel suo “guardaroba” o meglio nel suo baule (dato che di armadi medioevali non se ne può parlare), un campionario di maniche di ricambio che completavano l’abito a seconda delle occasioni e dei gusti. Lunghe e a forma di imbuto (fino al XIII sec), oppure strette ed aderenti al braccio ornate di lacci, cinture e cinturini vari (verso la metà del XIV secolo e poi soprattutto in tutto il XV secolo). Cambiando le maniche la dama rinnovava in un istante la propria immagine, l’abito poteva cambiare aspetto con la minima spesa e sembrar sempre nuovo! Per quanto riguarda le brache, erano un indumento tipicamente maschile, erano fatte di lino (o meglio tela grezza) ed erano indossate “a carne” , cioè come copertura per le pudenda. Sopra le brache si allacciavano le calze, due pezzi singoli (una per gamba almeno fino al XIV secolo), di lana o tessuto pesante simile al nostro attuale panno, dotate spesso di un “piede”, cioè una soletta in cuoio o panno pesante che permetteva di camminare anche senza bisogno di indossare scarpe. Pensiamo un momento ai pavimenti delle dimore medioevali: lastre di marmo gelide se non addirittura pavimentazioni in terra battuta ricoperta con della paglia.
Completavano l’abbigliamento basilare : la camicia, il mantello, il cappuccio, la cintura, le scarpe e la scarsella.
Parliamo dell’abbigliamento e delle differenze sociali. L’abito di un nobile o di un ricco mercante (nonché delle loro signore) era confezionato con tessuti pregiati, oltre al semplice lino o cotone, essi potevano disporre di sete e broccati. Ovviamente i ricchi facevano sfoggio di gioielli oppure ornamenti preziosi. Dame e castellane – oltre a sfoggiare anelli e braccialetti in oro e pietre preziose, avevano spille, ciondoli e collane che oggi rappresentano dei veri capolavori dell’arte orafa. Ricordiamo che l’orafo (ed in genere tutti gli artisti) a quel tempo non solo era un ottimo artigiano, ma conosceva perfettamente le varie simbologie, i significati di ogni pietra e di ogni colore. C’era una gran cura per le acconciature dei capelli, spesso si intrecciavano nastri colorati tra le trecce delle fanciulle, oppure i capelli venivano raccolti in reticelle dorate o argentate, intessute con fili di metallo prezioso e perle. Spesso era considerata molto elegante una coroncina di fiori freschi, magari una ghirlanda di violette.
Le dame di rango o le ricche matrone difficilmente si mostravano in pubblico a capo scoperto, quindi erano necessari copricapo adatti. C’erano ad esempio quelli “a cuscino” o i cappelli “a cono” resi ancor più imponenti da veli o nastri svolazzanti.
Il colore è un codice, in questo credo l’uomo del medioevo e quello contemporaneo sono tuttora concordi. Arti, professioni e mestieri disponevano di colori propri. Gli uomini di legge, gli studiosi, i notai e gli avvocati prediligevano il nero, che era anche il colore del lutto tranne che per le regine di Francia per cui era di rigore il bianco in caso di vedovanza. Ai medici si addiceva il viola, ai cavalieri lo scarlatto. Per il resto della popolazione, ovvero per gli umili artigiani, i contadini, i popolani, gli ordini religiosi mendicanti i colori erano il grigio, il marrone o il colore naturale della lana grezza (interessante a questo punto considerare i colori dell’abito dell’ordine domenicano descritti in altro topic) . L’azzurro era considerato non solo un colore sacro (il manto della Vergine Maria), ma anche di alta nobiltà se non addirittura di regalità, spesso era il fondo sul quale spiccavano dei simboli in oro (vedi il giglio della casata di Francia). Il verde non era un colore particolarmente apprezzato, e un tessuto di colore verde non costava particolarmente. Per un tintore non era difficile da ottenere e spesso era un colore abbastanza diffuso tra le classi sociali medio-basse. Si narra che indossare un cappello di colore verde significasse aver fatto fallimento, chissà se il moderno modo di dire “restare al verde” non sia ricollegabile a questo infausto dettaglio della moda medioevale (e qui cade anche il mito o meglio lo stereotipo cinematografico di Robin Hood).